Il virus che ha spento le sale di cinema e teatro


— Il Ministro D. Franceschini (Cultura e Spettacolo).

Foto Teatro Teatro.

Il mondo dello spettacolo è in evidente crisi. I lavoratori sono preoccupati e hanno protestato in Piazza Duomo a Milano, portando 500 bauli che rappresentano quelli utilizzati per trasportare le attrezzature di scena, “Bauli in piazza” – spiegavano sulla pagina Facebook i promotori della contestazione pacifica – “chiede nuove regole per l’organizzazione degli eventi che ne rendano possibile la sostenibilità economica. Bauli in Piazza nasce come un movimento orizzontale. Lo è, lo sarà finché resterà attivo. Abbiamo aperto a tutti e tutti hanno risposto nell’interesse della sopravvivenza del nostro settore”. Intanto, con il DPCM del 18 Ottobre 2020 per il settore della cultura e dello spettacolo non si prevedono chiusure. Infatti, le sale cinematografiche e i teatri rimarranno aperti con posti a sedere distanziati di almeno un metro e con un numero massimo di mille persone per spettacoli all’aperto e duecento spettatori in luoghi chiusi, mentre rimangono aperti musei e luoghi di cultura nel rispetto delle norme di protezione e prevenzione. Questo è quanto è stato stabilito in questi giorni dal decreto anti covid per quanto riguarda il mondo dello spettacolo e della cultura, mentre in tema di manovra per il 2021 sono stati stanziati 40 miliardi di euro. Una nuova legge di bilancio che prevede le misure per contrastare la pandemia con risorse da destinare a cultura e turismo. Ma basterà tutto questo per aiutare un settore eternamente falcidiato da problemi economici e occupazionali che sembrano insormontabili per un Paese come l’Italia? C’era già una generalizzata preoccupazione in tempi non sospetti, e adesso, in questa situazione in cui il virus ha messo in ginocchio il nostro Paese dal punto di vista sanitario, economico e finanziario, tutto si complica, anche alla luce delle divergenze politiche di parte che per il bene di tutti dovrebbero essere messe da parte. Certo, la situazione è grave soprattutto per il mondo dello spettacolo che nel 2019 ha registrato 327.812 lavoratori con una retribuzione media annua di 10.664 euro con un numero medio di lavoro annuo di 100 giornate retribuite. Sono dati che ci vengono forniti dai mezzi d’informazione, dati che certificano una chiara preoccupazione per un settore che ha assoluto bisogno di essere rivisto per occupazione, organizzazione di lavoro e investimenti sostenuti per recuperare in qualche modo il tempo perduto. E se è vero che il coronavirus ha chiaramente aggravato la situazione economica e sanitaria del nostro Paese, è altresì vero che c’è bisogno di riordinare le idee per ripartire con rinnovata vitalità non appena la situazione pandemica internazionale lo permetterà. Prepararsi per ricominciare deve essere il motto di questo nostro Paese spesso colto in ritardo, anche a causa di problemi burocratici. I lavoratori dello spettacolo e le loro famiglie aspettano da troppi anni, con legittimo desiderio di reali miglioramenti in un settore che da sempre rappresenta il fiore all’occhiello per l’Italia della cultura, dello spettacolo inteso come momenti di varietà ma anche e, soprattutto, di rievocazioni di testi classici e teatrali che rappresentano la linfa del sapere, dell’approfondire, del riflettere le varie situazioni di vita. E’ il teatro, è il nostro bene inestimabile. Non lasciamolo morire! Coraggio istituzioni, sentiamoci vivi e non amorfi. Il virus passerà, la cultura e lo spettacolo sono eterni!

Salvino Cavallaro

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